venerdì 8 luglio 2016

Chi siamo, quando non siamo presenti a noi stessi?

Chi siamo, quando non siamo presenti a noi stessi?
Ma soprattutto, dove siamo?
 
Molteplici possono essere i pensieri, le fantasie, ma anche le emozioni che ci catturano e ci allontanano da noi stessi, trascinandoci altrove, in una dimensione che va oltre il nostro controllo e i confini dell'inconscio. Molto spesso ci lasciamo passivamente trasportare da questo fiume di contenuti, rischiando però di venirne sopraffatti e, in qualche modo, governati. Diventa quindi importante ristabilire un centro, tornare a noi stessi, al punto di partenza, al nostro vero essere che è immutato e immodificabile: in termini junghiani il Sè. 

Per farlo è necessario prima di tutto compiere un processo di dis-identificazione da questi contenuti travolgenti ed effimeri, ovvero immaginare di fare un passo indietro e imparare ad osservarli, assumendo il punto di vista di uno spettatore esterno; solo dopo questo passaggio finalmente possiamo tornare a noi stessi, al nostro centro, avvertendo un grande senso di liberazione.
 
Dis-identificarsi significa prendere le distanze: abbiamo dei pensieri e delle emozioni, ma non siamo quei pensieri e quelle emozioni. Esistiamo a prescindere da essi, proprio in virtù della nostra vera essenza, e osservarli ci permette di conoscerli per poterli quindi controllare e gestire, evitando che siano loro a governare la nostra vita. E' come se diventassimo coscienti di noi stessi, di come funzioniamo, di quello che pensiamo e dei nostri stati d'animo, un po' come un regista che osserva i suoi attori e sceglie a quale voce dar più valore in un dato momento, senza diventare mai quella voce.
 
Non e' un processo semplice, ma possiamo imparare con l'esperienza: chiediamoci come stiamo in questo momento, a che cosa stiamo pensando, quali sono le nostre emozioni, i nostri desideri.. lasciamoli fluire osservandoli con curiosità, senza fare nulla.

Anche se siamo immersi nella routine quotidiana, frenetica e frettolosa, prendiamoci del tempo per tornare a noi stessi, al nostro centro, al nostro 'puro silenzio interno'.
 
Facciamolo per noi, in fondo è un modo per accettarci e quindi aiutarci a crescere.

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